"Li riportarono figli morti dalla guerra
figlie che la vita aveva schiacciato
e i loro orfani piangenti
tutti ora dormono sulla collina."
I monumenti eretti a ricordo dei soldati morti nella Grande Guerra sono monumenti funebri la cui simbologia risiede innanzitutto nel rapporto di mediazione ideale tra i caduti e le comunità sopravvissute costituite da reduci, parenti ed altri appartenenti alle collettività locali.
La mancanza di un legame diretto con i corpi dei caduti, la loro collocazione e, soprattutto, il notevole apparato iconografico e simbolico che li caratterizza ha conferito a questi monumenti un posto particolare nell'immaginario della società civile italiana: non semplici manifestazioni di "pietas" umana, religiosa o meno, ma veri e propri "oggetti" di memoria e di monito civile per le generazioni successive.
I simboli visibili nel monumento devono poter "parlare" al passante prima, ed anche al di sopra, delle tante e a volte lunghe e verbose epigrafi scolpite.
"...è cippo ed ara ad un tempo..." è una "...pietra della rimembranza..." diceva nel 1923 l'architetto Guido Cirilli del suo monumento commemorativo vicino a Trieste presso il Timavo.
Le simbologie più frequenti erano improntate principalmente a un'iconografia di guerra già diffusa dalla propaganda bellica attraverso manifesti, cartoline, almanacchi e illustrazioni.
In esse prevalevano i concetti di morte come sacrificio estremo per il bene comune, di eroismo di fronte al nemico, di glorificazione più o meno dolente della vittoria finale, senza tralasciare specifici elementi di identificazione, civile e religiosa, e di personificazione dell'elemento femminile.
Queste le principali categorie e/o tipologie simbologiche dei monumenti
LAPIDI O TARGHE COMMEMORATIVE,rappresentano la tipologia più semplice e diffusa nei centri più piccoli, probabilmente quale alternativa di basso costo economico per la comunità rispetto a monumenti più complessi. Sono poste normalmente sul muro di una chiesa o di un luogo di importanza civile; in pietra o in marmo riportano l'elenco dei caduti locali corredato di date, nonchè una breve epigrafe che stabilisce e salda il legame tra la collettività che l'ha esposta e i propri "eroi" caduti in guerra; qualche fregio decorativo o una lampada votiva in metallo, che simboleggia la "fiamma perenne" della memoria, completano la loro estetica.
CIPPI, STELI O COLONNE SPEZZATE, in pietra o marmo; sono normalmente eretti a memoria di specifiche azioni effettuate da gruppi di soldati o da singoli individui; posti normalmente sul luogo stesso degli avvenimenti che ricordano, sono corredati di epigrafi datate, esplicative dell'azione e/o delle persone coinvolte. La forma di "colonna spezzata" simboleggia in particolare la vita interrotta prima del suo termine naturale.
OBELISCHI,di pietra a volte molto povera - spesso consunta dal tempo - o di marmo più pregiato; è una tipologia molto diffusa perchè, generalmente, abbastanza poco dispendiosa per la comunità; in alcuni casi si presentano come opere davvero imponenti per dimensione e/o per presenza di fregi e simboli che li adornano: rilievi che raffigurano foglie o corone di acanto, quercia o alloro; elmetti "tipo 15"; armi di varia tipologia, soprattutto la baionetta, il gladio - simbolo degli "arditi" - o il moschetto.
L'obelisco è tipicamente un tronco di piramide, alto e stretto, che termina con una punta piramidale chiamata pyramidion. Anticamente venivano ricavati da un unico blocco di pietra (monolite); il loro nome deriva dal greco "obelos", ovvero spiedo.
Oggetti del mistero, gli obelischi sono ancora oggi simboli esoterici per eccellenza in forma di freccia o dito puntati verso il cielo, cioè verso Dio. Hanno sempre rappresentato motivo di suggestione, venerazione e timore.
Simboli di potere, di ricchezza e di immortalità, nell'Antico Egitto gli obelischi rappresentavano il dio del sole Ra, in forma di raggio pietrificato dell'aten, il disco solare; nella Roma imperiale furono collocati al centro di numerosi spazi collettivi/sportivi; il papato rinascimentale li adottò come proprio simbolo, investendoli però di una nuova valenza religiosa attraverso il significato di "piede della croce di Cristo".
Utilizzati nella realizzazione dei monumenti ai caduti, gli obelischi presentano la classica conformazione a pyramidion con alla sommità dei motivi simbolici: i più frequenti sono la stella per la vittoria, la croce per il ricordo pietoso, l'aquila per la forza. Questi tre elementi sono a loro volta separatamente presenti, con gli stessi significati, anche in altre tipologie di monumenti.
TEMPIETTI, EDICOLE, ARE (altari), con una tipologia architettonicamente sempre piuttosto complessa ed elaborata, sono influenzati dal neo classicismo, dal Liberty, in qualche caso anche da un curioso stile "moresco".
A seconda della loro collocazione, e probabilmente anche della committenza, possiedono caratteristiche più o meno religiose, o quasi "pagane"; i tempietti e le edicole racchiudono la memoria dei caduti; l'ara rappresenta l'altare della la patria su cui sono state sacrificate le vite dei soldati
MONUMENTI ASILO,si tratta di costruzioni dotate di una carica emozionale commemorativa particolarmente sentita in quanto adibite ad uso asilo infantile, principalmente, a favore dei tanti bambini resi orfani dalla Guerra.
GRUPPI FIGURATIVI sono una categoria monumentale di alto valore simbolico e spesso di forte impatto visivo e dimensionale; le figure rappresentate possono essere scolpite nel marmo o fuse nel bronzo.
La raffigurazione più tipica è quella del SOLDATO, del FANTE o dell'ARDITO d'Italia per il quale prevale una rappresentazione eroica o vittoriosa, tipica della propaganda ufficiale dell'epoca.
Il fante in posizione d'attacco con in mano il pugnale, il moschetto o la granata vuole simboleggiare lo slancio e l'ardore del combattimento; in qualche caso l'eroe presenta lineamenti molto maschi e imponenti, a petto scoperto o completamente nudo.
La nudità è una metafora che può raffigurare l'essenza dell'uomo privatosi di ogni legame terreno per affrontare la prova suprema dell'ardimento e/o della morte in battaglia, oppure viene utilizzata per rappresentare l'evidenza, la fisicità e la forza della vittoria. In certe situazioni è presente l'incoronazione e l'apoteosi dell'eroe e del soldato d'Italia.
Motivo ricorrente è anche il fante in posizione d'attacco montato su rocce appositamente trasportate da luoghi simbolo della Grande Guerra come le Alpi o il Carso.
Numericamente minori sono i soldati fissati nel momento in cui vengono colpiti, morenti o già morti; il soldato ferito, morente o morto può essere sorretto da un compagno che continua a lottare o da una personificazione femminile, che incarna la Madre/Italia o la Vittoria, quando non da specifiche figure dolenti e consolatorie, soprattutto angeli.
La morte in guerra viene in gran parte rappresentata come un trapasso quasi sereno, sostenuto dalla presenza di figure consolatrici o comunque composte e solenni. Si tratta di una morte poco traumatica e più accettabile per l'osservatore, lontana dalle condizioni reali della morte in guerra.
La morte è vista anche come atto eroico ed "ardito" in nome del supremo sacrificio per la patria. Una morte eroica può conferire al caduto un'identità specifica in quanto il suo gesto appare decisivo per il buon esito della battaglia.
Su tutto ciò rieccheggia l'epopea "solitaria" ed estrema delle azioni eroiche degli Arditi d'Italia, il cui sacrificio in battaglia con il tempo si è caricato di sovra-realtà, assumendo i contorni psicologici di azioni in stato alterato di coscienza.
Dare la vita per la nazione conferisce inoltre all'eroe un valore trascendentale, quasi di tipo religioso. In questo senso va interpretato il legame iconografico del caduto per la patria con la figura di Gesù Cristo: come nel caso di Gesù la morte non va temuta, il sacrificio per la nazione, infatti, trascende la morte fisica rendendo sacra la missione di difendere la Patria.
Tra le FIGURE FEMMINILI prevalgono quelle vittoriose ed eroiche: Vittorie Alate (presenti anche come attributo tenuto in mano da un soldato o da una donna-Italia), Italie o statue di donne fiere personificate in modo classico, austero e con tratti idealizzati.
Più vicine al mondo reale sono invece le figure femminili dolenti o piangenti, nelle quali le tante madri, mogli o sorelle dell'immediato dopoguerra potevano veder rappresentato il proprio dolore.
La figura della Madre, in particolare, è al centro di un processo di consolazione e compensazione. Da un lato, il caduto le chiede perdono per aver anteposto la patria agli affetti famigliari. Dall'altro, la madre è al centro di una particolare attenzione da parte dei conoscenti, in quanto è essa stessa titolare di un sacrificio nei confronti della Patria: il potenziale contrasto tra la Madre e la Grande Madre (la Patria) viene risolto con una serena subordinazione della prima alla seconda.
Vanno infine citati in questa categoria anche particolari gruppi marmorei costituiti non specificatamente da figure antropomorfe, ma da stilizzazioni più o meno imponenti di oggetti inanimati. E' il caso, in particolare, del monumento eretto a ricordo del pilota Giannino Ancillotto che, secondo i canoni futuristi dell'epoca, rappresenta un areo che sfreccia nell'aria.
SIMBOLOGIE FLOREALI/VEGETALI, sono quasi sempre presenti come elementi "secondari", a contorno e completamento delle simbologie principali, ma non mancano di apportare ai singoli monumenti, al di là dell'effetto decorativo, un loro preciso e forte valore simbologico, peraltro in continuità con la tradizione storica dei monumenti funebri e/o celebrativi.
FOGLIE E GHIANDE DI QUERCIA: rappresentano forza, solidità, potere, ma anche elevazione spirituale e vittoria; fin dall'antichità la quercia è un albero legato alle divinità celesti associato soprattutto a Zeus, come il fulmine e l'aquila. La corona romana data in ricompensa a un soldato per aver salvato in combattimento la vita di un compagno era di foglie di quercia; gli imperatori romani erano coronati di foglie di quercia, e una corona di quercia è simbolo di gloria militare. Secondo la tradizione la prua dell'Argo, la nave degli Argonauti, era fatta con un pezzo di quercia sacra tagliata dalla dea Atena.
FOGLIE DI ALLORO: la corona di alloro è simbolo di vittoria, trionfo, onore e sapienza; cingeva la testa di vincitori sportivi ma anche di sommi poeti, che erano infatti chiamati "laureati", termine ancora oggi usato per indicare chi ha conseguito il titolo universitario. L'Alloro era un albero sacro dedicato al dio Apollo.
FOGLIE E FIORI DI ACANTO: secondo la tradizione simboleggiano l'immortalità e la vita eterna; le foglie di acanto fuorno adottate nell'architettura cristiana e nei monumenti sepolcrali per simboleggiare anche la Resurrezione, e nel nostro caso, l'immortalità e/o la promessa di resurrezione per gli eroi caduti in guerra; il nome scientifico deriva dal termine greco che significa "spina", e secondo la tradizione simbolica veniva raffigurato nelle cattedrali per simboleggiare che il percorso spirituale è disseminato di "spine" ideali.
E' legato alla presenza simbolica della pianta di Acanto anche una testimonianza scritta di G. D'Annunzio sulla fucilazione dei fanti della Brigata Catanzaro, ammunitatisi il 15 luglio 1917:"...i fanti avevano discoscostato dal muro le schiene...vidi nelle loro labbra smorte formarsi la preghiera: la preghiera del tugurio lontano...della lontana madre, dei lontani vecchi...le armi brillarono...M'appressai. Attonito riconobbi le foglie dell'acanto...recisi i gambi col mio pugnale. Raccolsi il fascio. Tornai verso gli uomini morti che con le bocche prone affidavano al cuor della terra il sospiro interrotto dagli uomini vivi. E tolsi le frasche ignobili di sul frantume sanguinoso. Chino, lo ricopersi con l'acanto...".
EPIGRAFIsono un elemento non secondario e sempre presente nei monumenti, hanno spesso il compito di attirare l'attenzione dell'osservatore su un monito morale da lasciare/lanciare ai posteri.
In alcuni casi sono rappresentate da un testo molto scarno: data, luogo e una breve invocazione o dedica ai caduti seguita da un elenco di nomi più o meno lungo.
In altri casi sono invece arricchite di citazioni poetiche o militari; possono essere distribuite sulle diverse facce del monumento affinchè l'osservatore vi debba girare attorno per coglierne il senso globale; oppure ancora intendono, un po' pretenziosamente, raggiungere la complessità di brevi poemetti sul significato e il senso della morte in battaglia.
Quasi tutte presentano l'intenzione più o meno scoperta di celebrare, spiegare e far comprendere al lettore il significato profondo del sacrificio di tante giovani vite per il bene supremo della patria.
Il linguaggio usato più di frequente è quello stentoreo e un po' retorico tipico degli anni '20 e del fascismo, ma risente molto anche delle nuove poetiche di inizio secolo quali futurismo ed ermetismo. In generale possiamo parlare di una prosa con chiari e precipui intenti consolatori e di insegnamento civile verso i sopravvissuti e le nuove generazioni.
La cifra stilistica vera e propria di tali iscrizioni è mediamente piuttosto povera, anche se molte conservano ancora oggi un forte potere di trasmissione del messaggio.
E' utile notare, infine, che in alcuni monumenti il testo si accompagna esteticamente ad una grafica particolare che rieccheggia le volute e la leggerezza del Liberty nei caratteri tipografici.